La Settimana Politica

Borghi: con noi l’Italia cura i suoi interessi nella UE

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di Gabriele Politi

Claudio Borghi, senatore della Lega, economista e membro delle Commissioni permanenti del Senato IV (Politiche Europee) e V (Bilancio), è tra i responsabili economici del Carroccio. Fedelissimo del leader Salvini, mantiene da sempre posizioni critiche su Bruxelles e le sue relazioni con gli Stati membri. Al Settimanale commenta i grandi nodi tra Italia ed Europa.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso del suo viaggio in Polonia, ha detto che l’Unione europea è instabile se si tratta solo della somma di interessi nazionali. Come definirebbe il nostro rapporto con l’Europa oggi?

Fino adesso è stato solo un intestarsi gli interessi altrui. Gli altri Paesi, soprattutto Germania e Francia, sono sempre stati molto attenti ai propri interessi nazionali e anche l’Italia, forse per un complesso di inferiorità, ha cercato di fare gli interessi di quei Paesi piuttosto che i propri. Qualcosa però sta cambiando e in maniera decisa: in Commissione Affari Europei al Senato, per esempio, lo scorso 19 aprile abbiamo bloccato una proposta di direttiva europea sugli imballaggi che era totalmente contraria agli interessi delle nostre industrie. In passato direttive come questa venivano approvate senza battere ciglio, adesso le fermiamo.

L’impatto sui mutui di famiglie e imprese italiane della politica di rialzo dei tassi della Bce è stato tra i più pesanti. Sta avendo gli effetti sperati sulla nostra inflazione?

Direi di no. I prezzi stanno salendo e scendendo grazie ai costi dell’energia, anche un dilettante in economia se ne sarebbe accorto, e in parte per il collo di bottiglia derivante dal taglio della produzione alla ripresa post pandemia. Quindi lo shock da offerta, con strumenti che sono tipicamente utilizzati per limitare la domanda, non mi è parso molto intelligente.

Lei ha detto che la riforma del Mes (il Meccanismo europeo di stabilità, detto anche Fondo salva-Stati, ndr) ci avrebbe fatto finire “in una tonnara”. L’Ue – in particolare la Germania – preme ormai senza più riserve perché la ratifica sia completa. Una parte del governo sembrerebbe orientata a firmarlo seppure al termine di un “ampio dibattito”. In quel caso cosa accadrebbe?

Sono convinto che chi si dice favorevole al Mes lo dice perché non l’ha ancora capito e provvederemo a spiegarglielo meglio. Spesso e volentieri, sulle questioni legate al debito e ai titoli di Stato l’Europa si divide in tre categorie: c’è quella favorita dall’essere all’interno dell’Unione per mezzo di una moneta più debole rispetto a quella che avrebbe avuto restandone fuori (come Germania e Olanda); quella che riceve soldi dall’Ue e che in quanto tale ne trae una convenienza (mi vengono in mente Polonia, Ungheria, Spagna e Portogallo); infine c’è l’Italia, una curiosa categoria che paga, non riceve nulla in cambio e che anzi viene danneggiata dalle politiche dell’Unione. Bisogna stare molto attenti: il Mes mi sembra disegnato apposta proprio per danneggiarci, ci credo che gli altri diciannove Paesi siano d’accordo. Sarebbe come se a un pranzo di venti persone sempre e solo uno si alzasse con il conto in mano…

Pnrr: da un esponente del suo partito è arrivata la proposta di rinunciare a una parte dei fondi piuttosto che spenderli male o addirittura non spenderli. Lei che ne pensa? Ritiene che il governo rischi una frattura su questo nodo?

In teoria, dovrebbe essere una cosa di buon senso: il Pnrr è composto da una parte a fondo perduto e una parte a debito. La prima la pagheremmo in ogni caso ma ormai siamo entrati nel gioco e quindi dobbiamo giocare, sarebbe molto sciocco non dedicarci alla parte a fondo perduto con il rischio che i soldi finiscano ad altri. La parte a debito è, appunto, “a debito”, con caratteristiche che sono assolutamente convinto non lo rendano così conveniente, anche in termini di tassi d’interesse. Detto che lo Stato può decidere di fare debito in ogni momento, dobbiamo farlo per realizzare qualcosa “tanto per farlo” – come mi sembra stia accadendo per diversi capitoli di spesa – oppure bisogna dedicarsi a qualcosa di importante come ad esempio tagliare le tasse? Poi, diciamolo, il Pnrr è un prodotto che è stato contrattato da Conte e Gualtieri…cosa avrebbe potuto andar male?! Per venire alla sua domanda sul governo, in termini di tenuta di maggioranza questo esecutivo andrà avanti senza dubbio per cinque anni.

La battaglia per la transizione ecologica dell’Ue su efficientamento energetico degli immobili e auto elettrica: su questi due capitoli sembra che Bruxelles abbia scontentato in particolare l’Italia. Margini di intervento?

Questo mi crea una grande rabbia, perché quello che stiamo facendo in queste settimane in IV Commissione Affari Europei del Senato, sia per quanto riguarda il Certificato di filiazione europeo (per semplificare, la legalizzazione dell’utero in affitto) sia per quello che è stato deciso con la Direttiva sugli imballaggi, conferma che si poteva intervenire quando la situazione era in fase ascendente. Efficientamento e auto elettrica sono purtroppo delle eredità terribili che ci hanno lasciato i governi precedenti, che non hanno fermato la procedura quando invece poteva essere fermata. Adesso la strada è davvero molto difficile ma faremo di tutto per tutelare gli interessi dei nostri cittadini.

La Corte di Giustizia Ue ha bocciato il rinnovo automatico delle concessioni balneari prorogate dal governo a dicembre 2024…

La direttiva Bolkestein contro i balneari è un esempio di come le cose non sono state fermate quando si poteva, anzi sono state incoraggiate: la direttiva, infatti, è del dicembre 2006 quindi è stata approvata dal governo Prodi II che, nonostante sia durato un biennio, sta facendo danni a distanza di quindici anni. Cercheremo di contenere i danni.

Il tema dell’agroalimentare: dal via libera agli insetti alla carne sintetica ai prodotti “italian sounding”. Come conciliare la necessità di tutela dei nostri giacimenti con quella di rendere più sostenibile l’economia di settore garantendo cibo per tutti?

Penso che cambiare lo stesso nome del ministero dell’Agricoltura aggiungendo la delega della Sovranità alimentare abbia avuto un significato importante: indica un Paese che deve avere tra i primi obiettivi quello di diventare autosufficiente dal punto di vista alimentare, cosa che, per quanto incredibile possa sembrare, ancora non è. L’intento del governo, e nostro come partito, è evidente; dall’altra parte, la questione degli insetti, della carne sintetica e così via, è una di quelle cose che forse ci aiuteranno a fare aprire gli occhi su cosa sia davvero questa Europa, dipinta sempre come portatrice di cose belle e buone mentre invece, ogni tanto, ci ammannisce delle schifezze.