Scenari

«I lavoratori partecipino alla gestione delle aziende»

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di Gabriele Politi

Francesco Paolo Capone è il segretario generale del sindacato Ugl e direttore responsabile di Pagine Libere, storica rivista “di Azione Sindacale” fondata nel 1906 da Angelo Oliviero Olivetti. Pubblicata per tutto il Novecento fino alla fine degli anni 80, Marcello Veneziani ne è stato l’ultimo direttore prima della sospensione.

“Pagine Libere” torna in una veste completamente rinnovata. Qual è l’obiettivo di questo ritorno e a chi vi rivolgete?

Ci rivolgiamo al mondo sindacale ma anche a quello politico e dell’impresa. Ci rivolgiamo a tutti coloro che, assieme a noi, vogliono avviare una riflessione che vada oltre la soluzione più o meno efficace dei problemi che affrontiamo tutti i giorni nei luoghi di lavoro. Abbiamo deciso di realizzare “Pagine Libere” per alzare il livello del dibattito che troppo spesso si piega su sé stesso e perde di vista l’orizzonte lontano in un momento storico particolare come quello che viviamo oggi, caratterizzato da grandi cambiamenti.

Come può essere incisiva e ficcante l’azione del sindacato tramite le pagine di una rivista come questa?

Può esserlo perché il confronto sulla rivista è un confronto che coinvolge intellettuali, personalità della politica, anche gli industriali, quindi tutti coloro che concorrono assieme ai lavoratori al processo che porta il Paese a crescere o a decrescere, ad adeguarsi ai cambiamenti o subirli. Credo che serva a creare una coscienza comune nel mondo del lavoro all’interno dell’organizzazione, ma si rivolge soprattutto fuori, alla realtà con cui ci dobbiamo misurare nel quotidiano.

La rivista è nata come organo del sindacato rivoluzionario, poi ha attraversato molte fasi. Oggi che sindacato vuole esprimersi attraverso le sue pagine?

Di certo un sindacato non più ideologizzato, che si è accorto che il secolo scorso è finito da oltre vent’anni e che vuole approcciare quello nuovo che ha da subito proposto ricette nuove. Siamo convinti che quelle ideologiche di inizio Novecento che hanno caratterizzato l’ambiente sindacale, specie il marxismo e tutte le sue derivazioni, non siano più sufficienti per dare risposte ai lavoratori e al mondo produttivo. Abbiamo individuato una possibilità in questo nostro legame con i sindacalisti rivoluzionari, che si contrapponevano ai sindacalisti internazionali: l’Internazionale comunista nel 1906 era il contraltare del sindacalismo rivoluzionario nazionale. Riprendiamo questa scia per portare alcune riflessioni e, forse con un po’ di presunzione, alcune risposte, una su tutte: la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Le relazioni tra sindacati: Cgil, Cisl e Uil hanno viaggiato su binari differenti negli ultimi scioperi generali. Cgil e Uil da una parte, dall’altra la Cisl che ha scelto di non aderire per fare una propria manifestazione. Ugl dove si colloca in questo spazio di rappresentanza? Con quali scopi?

Ugl rimane al suo posto, un posto di sicuro alternativo alla cosiddetta “triplice” come l’abbiamo conosciuta per lunghi decenni. Oggi prendiamo atto con un certo favore che la Cisl, con il suo segretario Luigi Sbarra, ha fatto delle scelte piuttosto coraggiose, tra cui una battaglia per l’abrogazione dell’articolo 46 della Costituzione che regola la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, la nostra bandiera dal 1958, quando siamo nati come sindacato. Adesso non è che ci siano due fronti aperti, ma sicuramente ci sono delle partite che, se prima venivano giocate – usando un termine sportivo – uno contro due, ora saranno giocate due contro due ed è molto interessante.

Che cosa si sta facendo per il mondo del lavoro oggi e che cosa si dovrebbe fare di meglio, di diverso, di più?

Stiamo attraversando un momento epocale, storico. È in corso una rivoluzione industriale che andrà ben oltre la robotica, quella dell’intelligenza artificiale che, a differenza di tutte le rivoluzioni industriali dalla fine del Settecento in poi, quando sarà dispiegata completamente potrebbe avere un saldo finale di lavoratori negativo. Questa è la prima preoccupazione. La seconda riguarda le grandi opportunità che comunque l’IA offre per alcuni tipi di professioni. Certo andranno apportati dei correttivi, a cominciare dalla possibilità per tutti di accedervi perché, se la competitività si baserà sull’utilizzo dell’IA, dovremo avere un Paese cablato a sufficienza per garantire a tutte le aziende del Nord e del Sud la stessa capacità di utilizzarla. Servono piani straordinari di formazione per portare i lavoratori dall’era analogica e semi digitale all’era molto digitale dell’intelligenza artificiale. Questi due interventi sono necessari per competere sui mercati internazionali. Dopodiché bisognerà trovare anche delle modifiche rispetto all’impatto sociale di questa rivoluzione, che andrà monitorata. Vanno immaginate sin d’ora delle soluzioni, penso ad esempio all’adeguamento delle competenze dopo il secondo livello. L’IA probabilmente produrrà i suoi effetti virtuosi nelle produzioni in grande scala ma il nostro tessuto industriale è soprattutto fatto di medie e piccole imprese con più difficoltà ad adeguarsi a quel sistema. I nostri migliori prodotti sono però quelli dell’ingegno umano che, nella sua totalità, difficilmente potrà essere sostituito dall’intelligenza artificiale. L’allarme rimane e dovremo avere un’attenzione particolare.

Un bimestrale strumento di nuove idee e di confronto aperto

Oggi fare un giornale cartaceo è forse una delle più grandi scommesse a livello editoriale, anche più di pubblicare libri e romanzi – dice Ada Fichera, Direttore Editoriale di Pagine Libere -. La rivista vuol essere lo strumento per lanciare delle nuove idee e tracciare un viatico per le sfide del sindacato e del pensiero della destra liberale. Per questo la rivista prova a inserirsi nella sua storia gloriosa costellata da grandissime firme, Marinetti, Gozzano, Panunzio, Orano e moltissimi altri. Abbiamo selezionato le firme più importanti per intraprendere un dibattito e anche un confronto perché, se è vero che Pagine libere è una rivista di area di destra, è anche vero che nella sua nuova formula cerchiamo un motivo di crescita. Nel primo numero hanno scritto Cesare Damiano e Pietro Ichino, firme che non sono certo organiche alla nostra sfera politica ma che si inseriscono perché il confronto è sempre occasione di progresso». Pagine Libere ha cadenza bimestrale ed ogni numero è monografico: «Ora è disponibile il secondo numero sul Rinascimento industriale – prosegue – Il terzo numero di gennaio sarà sulle grandi opere. Come chicca natalizia abbiamo inserito anche un numero speciale che uscirà il 20 dicembre, una sorta di manifesto del lavoro futuro» conclude Fichera.