Scenari

Un territorio in trasformazione e l’indispensabile rapporto con la Francia

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di Gabriele Politi

Sindaco Scajola, qual è lo stato dell’arte della situazione economica e produttiva del territorio di Imperia e in generale del Ponente ligure?

È un territorio con potenzialità significative, che ha vissuto e sta vivendo una trasformazione economica che interessa lo stesso assetto urbano. La grande industria alimentare, che ha caratterizzato gran parte del Novecento della città di Imperia, oggi non c’è quasi più ed è stata sostituita da centinaia di piccoli produttori che puntano sull’eccellenza del prodotto, legandolo alla valorizzazione turistica del territorio. Discorso analogo si può fare per la floricoltura sul versante sanremese, diminuita nei volumi rispetto a un tempo ma cresciuta nella specializzazione e nella ricerca. I rapporti con la Francia, soprattutto per l’estremo Ponente, continuano a rappresentare un elemento essenziale per la nostra economia.

Come nel resto della regione, il turismo è una voce fondamentale: quali eventuali investimenti ci sono in vista e quali invece servirebbero?

Si sta lavorando molto sul rendere più accogliente le nostre città, valorizzandone le bellezze e i servizi. Per quanto riguarda Imperia, ad esempio, i turisti colgono che la città sta cambiando e crescendo molto. C’è maggiore attenzione e cura anche sul fronte della promozione, ma resta il nodo delle infrastrutture. Raggiungere il Ponente ligure, che è tra l’altro una via di comunicazione con la Francia e la Spagna, è da tempo particolarmente complesso, sia per il trasporto su gomma che per quello su ferro. Servono grandi investimenti da parte dello Stato per togliere la Riviera da questo isolamento.

L’“economia delle vacanze” è accusata di aver di fatto soppiantato quella industriale. Sono rimasti forse pochi grandi nomi di impresa (Olio Carli) mentre storiche realtà hanno chiuso. Le politiche industriali messe in campo fin qui sono efficaci? Il solo turismo è sufficiente per garantire sviluppo e crescita a un intero territorio?

Non si può vivere di solo turismo, lo ripeto da tempo. È anche vero, tuttavia, che l’apporto che il settore turistico può dare all’economia del territorio, penso ad esempio al dato occupazionale, può essere maggiore di quello che è stato in passato. Sul fronte industriale, è cambiato il mondo e sono cambiati i volumi. Il nostro territorio, per caratteristiche orografiche e anche per le problematiche infrastrutturali di cui accennavo prima, non si presta più a reggere una vocazione industriale. Tuttavia l’incremento delle piccole realtà produttive, che si legano al territorio e puntano sull’eccellenza, permette di creare nuove occasioni di sviluppo e di diversificare l’economia locale.

Il tema dell’immigrazione è centrale per una zona “di confine” come quella di Imperia, ultima provincia ligure prima della Francia; come sono oggi i rapporti (nel passato recente non sempre distesi) con i vicini francesi? Condivide i nuovi provvedimenti del governo relativi all’aumento dei CPR? Soddisfatto dell’incontro con il ministro dell’Interno Piantedosi?

I rapporti con la Francia, così come con gli altri Paesi, si risolvono soltanto adottando politiche comuni europee, spostando quindi l’attenzione dai confini interni tra i singoli stati ai confini tra Europa e Africa. Condivido l’opportunità di aumentare il numero dei CPR, ma ho segnalato al Ministro Piantedosi che ci deve essere anche molta attenzione sull’accoglienza. Ho trovato in lui una lodevole volontà di ascolto, di confronto e determinazione nell’essere risolutivo.

Lei è stato più volte ministro dei governi Berlusconi e storico esponente di Forza Italia di cui è stato anche coordinatore nazionale: quale futuro vede per il partito dopo la scomparsa del fondatore? Qual è secondo Lei l’eredità politica lasciata dal Cavaliere?

Berlusconi è stato il protagonista della vita politica italiana, che ha innovato profondamente. Forza Italia era Berlusconi. Senza di lui mi pare che sia impegnata nel contenimento di ciò che ancora c’è e rappresenta nel Paese. Non c’è dubbio, tuttavia, che il quadro politico italiano sia ancora in transizione e credo che tra qualche anno sarà molto diverso. Ritengo ci sia lo spazio per una nuova ricomposizione repubblicana, di tutti coloro che non si riconoscono negli estremismi, di chi è portatore di valori moderati, europei, atlantisti.